Viaggio intorno al cuore

Viaggio intorno al cuore

Guida | 2015

Allenamento sportivo come antipertensivo
1. Quale attività sportiva scegliere?

Ideali per l’apparato cardiocircolatorio sono le discipline sportive con moderato impegno aerobico, come p. es. lo jogging, la camminata nordica (o "nordic walking"), il trekking, lo sci di fondo, il ciclismo, il nuoto o anche gli sport con palla come il tennis, purché non si giochi con troppo orgoglio o nutra velleità agonistiche che comportino picchi pressori troppo elevati. Si è inoltre constatato, che in molti casi è consigliabile affiancare all’allenamento aerobico degli esercizi moderati per lo sviluppo della forza. Una maggior massa muscolare migliora infatti, tra l’altro, il metabolismo con ricadute favorevoli sul problema ostico dell’insulinoresistenza, già presente in molti pazienti che soffrono d’ipertensione e diabete negli stadi iniziali. L’allenamento della forza andrebbe effettuato a intensità moderata e preferibilmente sotto la supervisione di un istruttore competente, in modo da evitare errori frequenti come p.es. la respirazione forzata, che può causare punte pressorie sfavorevoli.
2. Quante volte e a che intensità?
Sarebbe raccomandabile allenarsi dalle tre alle cinque volte a settimana per una durata di almeno 30 minuti a seduta. L’esperienza insegna che in molti casi è prudente iniziare con sedute di breve durata (vanno bene anche cinque minuti), per aumentare progressivamente il carico di settimana in settimana, soprattutto se non si è più praticato sport da anni. La stessa cosa vale per l’intensità dell’allenamento. Anziché partire subito con la corsa lenta, inizialmente può andare bene anche camminare a passo svelto. L’intensità dello sforzo andrebbe graduata in modo tale da percepire lo sforzo, ma da controllare al tempo stesso che la frequenza cardiaca non salga troppo. Chi non ha più praticato attività sportiva da lungo tempo o, comunque, non è sicuro del carico allenante da impostare, può sottoporsi a visita cardiologica o medico-sportiva, in modo da determinare con precisione le frequenze cardiache ottimali per l’allenamento. La vecchia formula per il calcolo della frequenza cardiaca massima che sottrae l’età dal coefficiente 180 è troppo imprecisa, com’è oramai ben noto: molti soggetti supererebbero infatti i propri limiti. In generale si va invece sul sicuro, se l’intensità scelta p. es. per lo jogging consente ancora di conversare senza andare in affanno.
3. Basta anche poco?
Chi non ce la fa ad allenarsi tre o cinque volte la settimana per almeno 30 minuti a seduta, non deve per questo provare dei sensi di colpa e rinunciare poi completamente allo sport. Il miglior beneficio per la salute deriva infatti già dall’abbandono della sedentarietà, avviandosi a una leggera attività motoria. È pur vero, che effetti ancor maggiori si hanno con uno stimolo allenante che vada oltre la leggera attività motoria, ma che senso ha, se alla fine lo sforzo troppo intenso fa passare la voglia di fare sport? Ognuno deve quindi esplorare i propri limiti e trovare la "dose" utile di sport, cui dedicarsi con passione e regolarità.
4. Via libera del medico prima d’iniziare
In linea di massima prima d’iniziare un programma d’allenamento è raccomandabile aver stabilizzato al meglio la pressione arteriosa, non solo con riferimento agli esercizi di forza, ma anche a quelli di resistenza aerobica. Durante lo sforzo fisico, infatti, la pressione può salire ulteriormente. Particolare cautela va osservata, p. es., in presenza di valori pressori iniziali che già a riposo superino i 160/95 mmHg, nel qual caso si consiglia di consultare il medico prima d’intraprendere un allenamento sportivo. I soggetti oltre i 45 anni d’età a digiuno di sport nell’ultimo periodo prima d’iniziare dovrebbero sottoporsi a visita medica, rivolgendosi p. es. a un medico di medicina interna, cardiologo o medico dello sport, che esegue gli accertamenti diagnostici del caso. Particolare importanza riveste in questo contesto la prova da sforzo, che viene effettuata di solito su cicloergometro e che dovrebbe prevedere la contestuale misurazione della pressione arteriosa e rilevazione di ECG. In questo modo è possibile verificare, oltre alla potenza espressa in watt dal soggetto sottoposto a sforzo, anche se lo sforzo fisico induce picchi sconvenienti di pressione tali da richiedere una terapia farmacologica antipertensiva prima d’intraprendere l’allenamento sportivo.
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