Per tutto e di più

Una giornata mondiale

// Tilia //
Quando sono a casa la radio è quasi sempre accesa. Ormai da tempo ho notato che si dedicano sempre più spazi, o addirittura intere trasmissioni, alla “Giornata mondiale del...”. Praticamente ogni giorno dell’anno si celebra o si ricorda qualcosa.
© freepik
Mentre scrivo questa rubrica, oggi 19 marzo, è la festa del papà. Ma curiosando online ho scoperto che oggi è anche la Giornata mondiale del Servizio Sociale, importantissimo, e di Azione per il Clima, il movimento dei giovani ispirato da Greta Thunberg. Sempre più incuriosita ho dato un’occhiata all’elenco annuale delle Giornate mondiali e... mi si è aperto un mondo! Ogni giorno è dedicato a temi diversi o a più tempi contemporaneamente, dalle cause sociali alle celebrazioni di eventi storici, dalla salute al benessere, dall’ambiente alla cultura.

In aprile, per esempio, mese di uscita del primo numero di ëres del 2024, si ricordano: il 2/4 la sensibilizzazione sull’autismo, il 4/4 è la giornata mondiale contro le mine, il 7/4 della salute. Proseguendo, il 12/4 è, insieme, la giornata mondiale del criceto (mai avrei pensato ne esistesse una) e dei viaggi dell’uomo nello spazio. Poi il 14/4 dei delfini, il 21/4 della creatività e dell’innovazione, 22/4 della Terra (Earth day), 23/4 del libro e del diritto d’autore, della lingua inglese e spagnola, 24/4 giornata contro la meningite e giornata del multilateralismo e della diplomazia per la Pace (ONU). Il 25 aprile è la festa nazionale della liberazione, ma ho scoperto essere anche la giornata mondiale dei pinguini e della malaria. E ancora il 26/4 è giornata della proprietà intellettuale e di commemorazione del disastro di Chernobyl.

Si arriva così al 28 aprile, in cui si celebra la giornata internazionale per la sicurezza sul lavoro, tema questo, della sicurezza, a cui è proprio dedicato il numero di ëres. In occasione dello scorso 8 marzo, EU-OSHA (Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sul lavoro) ha ricordato come sia sacrosanto il diritto delle donne e delle ragazze di vivere e lavorare senza subire violenze, sia online sia offline. Il datore di lavoro deve valutare i rischi sulla base della differenza di genere, mettendo in pratica le corrette misure di prevenzione e protezione per garantire un luogo di lavoro sicuro. EU-OSHA ha varato anche un documento che delinea i quadri politici dell’UE e nazionali formulando suggerimenti concreti sulle misure da adottare negli ambienti di lavoro per individuare le donne a rischio e offrire sostegno alle vittime di tali violenze. Non va dimenticato l’impatto della violenza domestica sul luogo di lavoro: gli abusi incidono sulla salute, sul benessere e sulla produttività delle vittime, comportando spesso interruzioni di carriera e possibilmente ripercuotendosi sui colleghi e datori di lavoro. La sicurezza sul lavoro sì che si dovrebbe ricordare e soprattutto salvaguardare ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo di tutto l’anno.

Safe Space

Diskriminierungs-freie(re) Räume

// Jenny Cazzola | Centaurus //
Wenn es um Orte geht, in denen marginalisierte Menschen sich treffen, ist oft von „Safe Spaces“ oder „Safer Spaces“ die Rede. Doch was sind das genau?
© freepik
Der Begriff „Safe Space“ stammt aus der Soziologie und hat seinen Ursprung in der feministischen und der queeren Bewegung der 1960er Jahre in den USA. Damit gemeint sein kann sowohl ein physischer oder virtueller Raum als auch eine Gruppe, in denen Menschen, die von Marginalisierung und Diskriminierung betroffen sind, zusammenkommen und sich dabei sicher fühlen können. Es ist also ein Schutzraum. Ein Raum, in dem Menschen nicht fürchten müssen, diskriminiert zu werden. Ein Raum, der ihnen dadurch auch die Möglichkeit gibt, sich über ihre Diskriminierungserfahrungen auszutauschen, diese zu verarbeiten, sich zu empowern. Zumindest in der Theorie.
Auf das R kommt es an
Echte Safe Spaces sind selten. Denn damit ein Safe Space wirklich ein Safe Space ist, dürfen nur Betroffene Zutritt dazu haben. Wie zum Beispiel die Gruppe für trans* und nicht-binäre Menschen von Centaurus, die sich regelmäßig sowohl online als auch offline trifft. Doch auch das bietet nicht immer 100 Prozent Sicherheit. Dass ein Raum Sicherheit vor einer Art der Diskriminierung bietet, heißt nicht, dass dort nicht andere Formen von Ausgrenzung stattfinden können. Die LGBTQIA+ Community ist zum Beispiel häufig stark auf Schwule und Lesben ausgerichtet. Das kann zur Ausgrenzung von anderen nicht allo-cis-heterosexuellen Menschen führen. Und natürlich kann es auch in queeren Räumen zu Altersdiskriminierung, Lookism, Rassismus, Sexismus, Behindertenfeindlichkeit und Ähnlichem kommen.

Daher wird der Begriff Safe Space heute nur noch selten verwendet. Stattdessen spricht man von „Safer Space“. Ein geschützterer Raum soll immer noch vor Gewalt, Marginalisierung und Diskriminierung schützen. Man ist sich aber bewusst, dass das nicht zu 100 Prozent geht. In einem Safer Space gibt es Mechanismen und Regeln, die aber sicher stellen sollen, dass alle Beteiligten sich möglichst sicher fühlen können.
Ein Safer Space erfordert kontinuierliche Arbeit
Ein Safer Space entsteht nicht von alleine. Er erfordert Arbeit. Arbeit, wie das Ausarbeiten und Aufstellen von Regeln und das Umsetzen von Konsequenzen, wenn diese gebrochen werden. Aber auch die Menschen innerhalb eines bestimmten Safer Spaces müssen an sich arbeiten. Sich sensibilisieren, die eigenen Vorurteile und Privilegien hinterfragen, auf ihre Haltung und Wortwahl achten.
Auch Centaurus steckt viel Arbeit hinein, damit die Events, Treffen und Räumlichkeiten des Vereins sicherer für alle sind. Aber wie sicher ein Raum ist, hängt immer davon ab, wer ihn gestaltet. Und das kann sich ändern.