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La forza di una famiglia

// Cristina Pelagatti | Centaurus //
Christian, Danilo, il piccolo Noah e il percorso quotidiano per la legittimazione delle famiglie arcobaleno
Christian e Danilo con il loro figlio Noah © privato
Christian e Danilo sono due genitori bolzanini che ëres aveva intervistato nel 2023, quando erano in attesa della nascita di loro figlio Noah. In quell’occasione avevano chiarito molti aspetti della gestazione per altri ed avevano condiviso le speranze per un futuro nel quale, anche in Italia, Noah sarebbe risultato legalmente figlio di entrambi i suoi genitori. Nel frattempo Noah, che al momento “ha 17 mesi, corre felicemente in giro per casa e sta imparando a parlare e comunicare le proprie intenzioni” si è affacciato ad un mondo che sta erodendo poco a poco qualsiasi diritto, anche minimo, si fossero guadagnate le famiglie arcobaleno.

La forza nel quotidiano
Quanta forza ci vuole a vivere ogni giorno in un Paese che ha dichiarato la GPA “reato universale?” “Il problema principale è il distacco che esiste tra la vita quotidiana e la vita burocratica”, ha spiegato Christian”, io e Danilo abbiamo fortunatamente superato molti degli aspetti che sono più critici dal punto di vista burocratico e non è stato sempre facile. Per ora, la maggior parte delle persone del nostro microcosmo ci ha accolto splendidamente. Anche gli incontri che abbiamo avuto con le assistenti sociali per procedere con la step child adoption sono andati bene, grazie alla loro apertura mentale e alla loro competenza. Ci rattrista il fatto che uno di noi non possa essere riconosciuto automaticamente come papà di Noah in Italia, senza dover affrontare un lungo e complesso iter burocratico, nonostante esista già un certificato di nascita americano che attesta che il bambino ha due papà.”

Gli Stati Uniti oggi
La famiglia bolzanina ha continui rapporti con Savannah, la donna americana che ha portato avanti la gravidanza di Noah e la sua famiglia, questo consente loro di avere uno sguardo privilegiato sull’aria che tira oltreoceano.” I rapporti con Savannah e la sua famiglia sono ottimi. A gennaio siamo stati al suo matrimonio con Ryan, un'esperienza meravigliosa. Purtroppo, in Italia e nel mondo, la situazione per le persone LGBTQIA+ sta diventando sempre più drammatica, soprattutto per le persone trans* che negli Stati Uniti si sono ritrovate da un giorno all'altro a non essere più riconosciute con la loro identità di genere.”

Ascoltiamo le storie delle famiglie, senza preconcetti o pregiudizi
La famiglia formata da Christian, Danilo e Noah continuerà a portare avanti le istanze di legittimazione delle famiglie arcobaleno. “La Legge Varchi ha lo scopo di perseguitare gran parte delle famiglie omogenitoriali italiane, introducendo sanzioni gravissime: una multa fino a un milione di euro e fino a due anni di reclusione per chi ricorre alla gestazione per altri (GPA) anche se è effettuata in modo etico in Paesi dove è legale e regolamentata come il Canada e gli Stati Uniti. “Famiglie Arcobaleno” vuole come prima cosa combattere per l'abrogazione di questa legge così crudele e per raggiungere questo obiettivo saranno necessari molti anni. Successivamente, supporteremo la discussione in Parlamento di una legge che ha l'obiettivo di legalizzare e regolamentare la GPA altruistica. Cosa potrebbe fare la società civile per noi? Ascoltare le storie di ognuno di noi, senza preconcetti o pregiudizi”.

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s'Muschi-Ding voll durchziachn #2

// Hannah Lechner //
© Elisabeth Öggl
Onkel Klaus
Sommerfrische auf einer idyllischen Alm im Vinschgau: Stundenlanges Kartenspielen und Übernachtungsparty im Schlafsack mit meinen Patenkindern, ein paar vereinzelte Kuhglocken im Hintergrund, während man unter sternenklarem Himmel nochmal zum Pinkeln hinters Haus verschwindet, am dritten Tag in Folge Pfifferlinge zum Abendessen (geil!) und: Onkel Klaus1. Onkel Klaus ist – so meinen manche – vom Typ her der Unterhaltsame, „a richtiger Paiaz!“, Onkel Klaus bringt immer den besten Wein mit und grillt für alle – und Onkel Klaus kommentiert: alles und jede*n, vorzugsweise Aussehen und Essverhalten. Und dabei ist er sich auch noch ganz sicher, das stünde ihm zu.
Ein Zusammentreffen mit Onkel Klaus ist aufwändig in der Vorbereitung. Es erfordert sorgfältig zurechtgelegte und flexibel anpassbare, aber dennoch schlagfertig und spontan erscheinende Reaktionen auf die bevorstehenden Untergriffigkeiten, ein durchgehend hohes Konzentrationslevel, um im Schlagabtausch niemals die Oberhand zu verlieren, und einen vollkommen intakten Schutzpanzer aus zynischem Humor (und ist daher in der 2. Zyklushälfte absolut nicht zu empfehlen). Auf der Alm im Sommer vor zwei Jahren war ich bestens gerüstet: Ich würde ein Spiel spielen, eine Art mentales Bullshit-Bingo, und mir für jeden bereits vorhergesehenen und erfolgreich abgewehrten Kommentar zu meiner Person selbst einen Punkt geben. Und dabei versprach jenes Treffen besonders spannend zu werden, hatte ich mir doch erst vor kurzem mein Septum piercen lassen und bot damit eine vielversprechende zusätzliche Angriffsfläche. Yay!

Es kam wie erwartet: Nachdem mein seit Jahren praktizierter, aber als Thema einfach nicht fad werdender Vegetarismus, Grillplatte um Grillplatte über den Tisch reichend, bereits kommentiert war („Pass auf, in die Zucchini honni a bissl Speck versteckt!“) und ein paar halbherzige Lacher geerntet hatte, fiel schon bald der Piercing-Kommentar. Ob ich wisse, dass man früher Stieren „sou schiache Nosenring“ verpasst hat? Ob man mich denn bändigen müsse, wie einen Stier? Während das Lachen der einen lauter wurde und das anderer verlegenen Blicken wich, erklärte ich Onkel Klaus mein Spiel – „…und a poor Punkte honni schun gsammelt, also enttäisch mi nit, ok?“ – Lacher auf meiner Seite. Und damit kann er eher nicht so. Er nannte mich ab diesem Zeitpunkt nur noch „den Stier“ („Konnsch in Stier nu a poor Zucchini geben?“), seine Verunsicherung trieb ihn zu immer waghalsiger werdenden Angriffsversuchen. Am Ende schoss er sich selbst ins Aus, indem er meinen Arsch kommentierte und das (im Laufe des Spiels häppchenweise sensibilisierte) Publikum auf mein für alle hörbar geäußertes Feedback, dass das unpassend und übergriffig sei, nur noch mit betretenem Schweigen reagierte. Diesmal hatte ich also gewonnen. Statt sich die Niederlage seines peinlichen Mobbings einzugestehen und sich beispielsweise zu entschuldigen, wurde Onkel Klaus richtig böse: Er verbrachte den Rest des Tages damit, mich mit (sexistischen bis misogynen) Abfälligkeiten zu strafen, die angesichts meines Sieges aber an mir abperlten wie Schweiß, während ich in Gedanken aus dem Boxring stieg.

Onkel Kläuse gibt’s wie Gras auf der Alm. Was sie eint: Abzüglich ihrem Verarbeitungspotential für theatralische Metaphorik in Kolumnen wie dieser bleibt ihnen wenig Unterhaltungswert – mehr noch: Sie sind eine Ressourcenverschwendung! Hab ich bei jedem Zusammentreffen Bock auf ein verstörendes Spiel, in dem ich meine Grenzen permanent aufwändigst verteidigen muss? Nein. Hab ich – denn das ist die Alternative – Lust darauf, mich nach einem Treffen stundenlang zu zermürben, weil ich nichts gesagt habe und es doch hätte tun sollen? Auch nein. Für diesen Bullshit hat doch niemand Zeit! Am allerwenigsten im Urlaub. Da chillt der Stier lieber mit seinen gepiercten Freund*innen irgendwo anders und zeigt sich nur noch „olle heiligen Zeiten“.
1 Zur Wahrung der Privatsphäre der betreffenden Person entsprechen natürlich weder der Name noch die Verwandtschaftsbezeichnung (so ganz) der Realität.