Role Models | Der ëres-Fragebogen

Maria Canins

// Linda Albanese //
Pioniera dello sport femminile italiano, dal 1969 sugli sci di fondo ha vinto 15 titoli tricolori e 10 edizioni consecutive della Marcialonga. Nel ciclismo ha conquistato due Tour de France, un Giro d’Italia, un oro mondiale, 10 titoli nazionali e partecipato a due Olimpiadi. Campionessa anche di corsa in montagna, il suo primo amore, e mountain bike, a 75 anni è un esempio di forza e determinazione.
Come è nata la sua passione per lo sport? Anzi, per gli sport dove è diventata una grande campionessa?
Tutto è iniziato con la camminata e con la corsa in montagna, poi sono arrivati gli sci e la bici. Il primo uomo con cui ho “gareggiato” è stato mio papà. Lui mi raccontava delle camminate che faceva quando era giovane e io mi divertivo a camminare con lui o anche da sola più veloce che potevo. Guardavo il mio tempo e sfidavo me stessa mettendocela tutta per raggiungere i suoi risultati. Dopo ho iniziato a partecipare alle gare, mi piaceva correre, gareggiare, primeggiare. E soprattutto erano occasioni per vedere posti nuovi. Ma quella che ha camminato tantissimo e a cui piaceva anche correre in montagna era mia madre. Del 1912, figlia di contadini, pascolava le mucche, doveva correre. In una giornata faceva anche 40 chilometri in montagna. La fatica era normale, faceva parte del quotidiano e dava anche tanta soddisfazione. Devo ringraziare la corsa in montagna se sono arrivata dove sono arrivata.

I suoi genitori come hanno vissuto questa curiosità, questo desiderio di competere e di viaggiare?
Non mi hanno mai ostacolata, anzi, per i tempi erano molto aperti. Mio papà aveva la bicicletta e fin da piccole io le mie sorelle la usavamo liberamente. Aveva anche una vespa e mi permetteva di guidarla. Tanto che già a 16 anni ho preso la patente della moto e ho iniziato a viaggiare. Poi appena ho potuto mi sono comprata la mia vespa e ho girato in lungo e in largo. Così come grande è stata la mia curiosità agonistica lo è stata anche per i viaggi, ho sempre avuto tanta voglia di conoscere il mondo. Proprio l’altra sera ero a mangiare una pizza con delle amiche e una di loro mi ha detto che se potesse tornare indietro imparerebbe subito ad andare in bicicletta, perché all’epoca ben poche ragazze potevano imparare a pedalare.

È mai stata discriminata in quanto donna nelle competizioni?
Non parlerei di discriminazione, anche se nelle prime gare di corsa tanti uomini si stupivano dei risultati che ottenevo o a cui arrivavano le altre partecipanti. Mi dicevano che mai avrebbero pensato che una donna potesse fare certi tempi. Poi quando sono passata allo sci e al ciclismo e ho raggiunto livelli alti notavo che gli avversari maschi erano infastiditi dall’attenzione che il pubblico aveva nei miei confronti e verso le altre donne in gara. Il pubblico esultava, ci acclamava, ci spronava tantissimo e così rubavamo la scena agli uomini. Molti erano invidiosi di questo, ma nessuno si è mai permesso di dirmi di stare a casa a fare la calza.

Uno dei suoi soprannomi è stato “mamma volante”. Come ha conciliato il ruolo di madre e di campionessa?
Ho avuto la grande fortuna di avere mia mamma sempre accanto. Lei abitava con noi e si occupava di mia figlia quando io non c’ero. Viaggiavo moltissimo ma ero serena perché sapevo mia figlia in mani sicure, senza di lei non sarei mai arrivata a certi livelli. Naturalmente, ho dovuto fare delle scelte, dividevo il mio tempo tra gli allenamenti, le gare e la famiglia. Ho rinunciato alle uscite con le amiche, al ritagliarmi altri spazi solo per me, ma è stata una scelta libera. Oggi ho recuperato il rapporto con le amiche, che sono importantissime. Sono le amiche di sempre, ci conosciamo da quando eravamo piccole e continuiamo a volerci bene e a goderci il tempo insieme facendo cose semplici.

Lei è ladina, come descriverebbe le donne ladine?
Io mi sento profondamente ladina e mi sento di dire che le donne ladine hanno una profonda mentalità ladina, ancora oggi. Siamo legatissime alle nostre tradizioni, alla nostra lingua e alla vita montanara di una volta. Penso di nuovo a mia madre, alla sua tempra. Quanto lavorava e faticava, dalle sei del mattino alle nove di sera: lavava i pavimenti stando china sulle ginocchia, spaccava la legna, puliva la stalla, badava ai figli. E come lei erano così tutte le donne. Per me le donne ladine sono un grandissimo esempio, per come hanno saputo affrontare la durezza della vita per migliorare la propria esistenza, quella dei loro figli e della loro terra. Le mie amiche sono ancora delle instancabili lavoratrici e anche per merito loro la Val Badia oggi è così bella e rinomata.

Quale messaggio si sente di dare alle giovani che vogliono intraprendere una carriera sportiva?
Alle giovani e ai giovani vorrei dire di non fare sport solo per vincere e per arrivare al successo. Ma di metterci sempre tutto l’impegno e tutta la passione possibili per raggiungere il proprio sogno sportivo, per arrivare a sentirsi realizzati e felici. Lo sport deve essere cultura, salute, gioia e arricchimento per la propria anima. Dedicarsi allo sport, qualunque esso sia, ci mette di fronte ai nostri limiti, ci insegna la fatica e il confronto. Si vince e si perde, sempre prima o poi nella vita, certo è che si impara sempre di più dalle sconfitte che dalle vittorie.

Editorial

Kraft - Forza

Equal Care, Equal Pay, Equal Pension: Um die Aktionstage für mehr „Equal”, sprich mehr Chancengleichheit, zu zählen, brauchen wir schon bald zwei Hände. Sie unterstreichen jedoch, dass es mit dem Gleichberechtigt und dem Gleichwertig nicht weit her ist und noch viel Wasser die Etsch hinunterfließen muss, bis Fürsorgearbeit gerecht aufgeteilt ist, gleiche Arbeit mit gleichem Lohn vergütet wird und in der Folge auch die Rentenungleichheiten zur Geschichte gehören. Es braucht noch (zu) viel Zeit. Und Kraft.

Diese aktuelle Ausgabe der ëres widmen wir kraftvollen Frauen. Wir rücken unsere weibliche Urkraft in den Mittelpunkt und reden darüber, was es Kraft kostet, eine Frau zu sein – und wie wir neue Kraft schöpfen können. Dankbar, dass es Frauen gibt, die uns inspirieren und die uns vorausgehen. Dass Frauen vielfach mehr kämpfen müssen, um vermeintlich männliche Positionen zu erreichen, das wollen wir bei den anstehenden Gemeinderatswahlen honorieren. Denn wir brauchen diese Frauen in der Politik, die ihre Kraft aufwenden und den Weg dafür ebnen, dass künftig jegliche „Equal Days“ überflüssig werden. Danke für euren Einsatz. Meine Stimme ist euch sicher.

Wir wünschen Ihnen eine gute Lektüre
Maria Pichler, Chefredakteurin