La nostra società invecchia sempre di più e di conseguenza sale il numero delle persone che non sono più autosufficienti e hanno bisogno di qualcuno che quotidianamente presti loro aiuto, che siano familiari o persone terze poco importa. Anche malati, bambini malati o handicappati possono avere bisogno di assistenza. Ogni due o tre famiglie altoatesine c’è una persona non autosufficiente.
In tutto sono 11.799 persone che ricevono l’assegno di cura a cui si sommano altri 4.200 bisognosi di assistenza che vivono in una casa di riposo.
Ogni giorno ci sono delle persone che si rivolgono a una delle sedi del patronato Inca dell’Agb/Cgil per le pratiche che riguardano l’assegno di cura. I contributi vengono erogati dall’ASSE, Agenzia per lo sviluppo sociale e economico. Nell’anno 2016 la provincia ha pagato più di 202 mio Euro in assegni di cura, mentre ulteriori 89.746.000 € sono andati direttamente alle case di riposo.
La legge che ha istituzionalizzato l’assegno di cura risale al 2007, per la precisione la n. 9 del 12 ottobre 2007. Con la delibera della giunta provinciale n. 73 del 28 gennaio 2014 la materia è stata poi adeguata.
L’assegno di cura, spiega Anny Obergasser, direttrice del patronato Inca, non dipende dal reddito o dal patrimonio della persona non più autosufficiente e serve per far fronte ai costi di un’assistenza adeguata, il fine è sempre quello di adottare misure che permettano di condurre una vita dignitosa. L’assegno è erogato mensilmente ed è destinato esclusivamente:
al pagamento di prestazioni assistenziali e di cura;
alla copertura dei costi per i fondi pensionistici di parenti curanti;
per consentire l’attuazione di misure per la “vita indipendente”;
alla compartecipazione alle tariffe dell’assistenza domiciliare presso servizi accreditati e per l’utilizzo di strutture semiresidenziali e residenziali.
La prestazione è suddivisa in quattro livelli assistenziali, calcolati in base al fabbisogno mensile di ore di assistenza. L’assegno viene erogato mensilmente.
Si può fare domanda dell’assegno di cura direttamente presso l’ASSE o al patronato Inca o tutti gli altri patronati. Ne hanno diritto tutte le persone residenti da almeno 5 anni in Alto Adige o le persone residenti da 15 anni in Alto Adige tra cui l’intero anno che precede la domanda. Nel caso di figli malati o handicappati il livello assistenziale si calcola confrontando la situazione con quella d bambini sani della stessa età.
Bisogna presentare il certificato medico di una diagnosi che giustifichi la non autosufficienza per malattia o handicap e che attesti la limitazione funzionale della persona che fa domanda. Una volta registrata la domanda, la persona interessata riceve la visita a domicilio del team di cura della circoscrizione interessata che calcola il fabbisogno assistenziale in ore. Assistenza non significa che una persona necessiti di aiuto nel vestirsi, lavarsi o per mangiare. Conta come assistenza l’accompagnamento di una persona impossibilitata da sola di lasciare la casa, la garanzia di un contatto sociale a beneficio di una persona altrimenti isolata e sola, aiuti nella conduzione della casa ecc. (nella delibera n. 73 del 28 gennaio 2014 ci sono elencati tutti criteri).
Una volta determinato il grado di non autosufficienza di una persona non vengono effettuati ulteriori controlli, se non nel caso che il grado di non autosufficienza subisca cambiamenti. Nel caso che l’assegno di cura non venga riconosciuto, si può ripetere la domanda a distanza di almeno 12 mesi.
Quando si tratta di malati terminali non viene effettuata la visita a domicilio, è sufficiente il certificato medico e viene erogato il livello assistenziale 3 per la durata di sei mesi. In caso di prolungamento, il team di cura della circoscrizione viene a domicilio per verificare l’effettivo livello assistenziale.
Anny Obergasser: “L’assegno di cura può essere erogato anche sotto forma di veri e propri assegni per determinati servizi che devono essere usati nel mese in cui sono stati erogati, pena la decadenza.
Chi assiste un familiare che ha come minimo il livello assistenziale 2, e si astiene dal lavoro e ha effettuato versamenti volontari o obbligatori alla propria cassa previdenziale o chi ha versato denaro in un fondo pensione complementare, ha diritto a contributi fino a 8.000 Euro l’anno. Questa disposizione non vale per i dipendenti pubblici e deve trattarsi di persone che abbiano già usufruito della legge 104 (aspettativa retribuita di un massimo di due anni) e che comunque abbiano già pagato dei contributi, precisa la direttrice del patronato Inca.