Attuale

Una giornata per noi

Ultimo convegno a porte chiuse del consiglio dell’ATAA prima delle votazioni
“La comunicazione in situazioni di conflitto”, questo è stato il focus del terzo convegno a porte chiuse del consiglio dell’Assistenza Tumori Alto Adige uscente “firmato” dalla coach Luise Vieider.
Luise Vieider
Si vedeva che era già il terzo incontro e che i consiglieri dei circondari erano ormai abituati al modo di lavorare di Luise Vieider dell’agenzia di consulenza e coaching “keytrain“. Tutti infatti hanno risposto subito bene e lavorato molto efficacemente nei gruppi di lavoro. I consiglieri restano ancora in carica fino a febbraio, non tutti di loro si ricandideranno, ma saper comunicare in modo efficace è sempre d’aiuto, anche nel lavoro come semplici volontari. Il convegno ha avuto un ospite a sorpresa, Alberto Stenico, che ha accolto l’invito di Luise Vieider ed è venuto in qualità di traduttore simultaneo per i soci di lingua italiana che volevano capire fino in fondo anche le finezze stilistiche di quanto veniva detto (in tedesco).
Coach Luise Vieider ha diviso la mattinata in due parti. La prima è stata dedicata alla comunicazione in una situazione conflittuale interna dell’associazione. In linea generale molto dipende da come si pongono le persone di fronte ad una situazione di frizione. La cosa davvero importante è capire il modo di reagire dell’altro e agire di conseguenza. Ognuno ha le sue tecniche, i suoi modi: cedere, fuggire, imporsi, attaccare… In ogni caso suggerisce Vieider, sarebbe utile poter trasportare il conflitto da un livello emozionale ad uno razionale ed obiettivo.
Al centro della seconda parte c’è stato invece il colloquio con i pazienti. Qui ci sono due aspetti fondamentali: l’empatia e il saper ascoltare. “Essere empatico non significa che bisogna aver vissuto di persona la stessa esperienza”, ha sottolineato Luise Vieider. “Empatia significa invece avere la testa libera per potersi dedicare del tutto alla persona che si ha di fronte.” E questo si esplicita anche tramite il linguaggio corporeo. “Spesso tendiamo a fare troppe domande e così ammazziamo la spontaneità e togliamo all’altro la possibilità di tirare fuori le cose che gli stanno davvero a cuore.” Chi domanda comanda, dice un vecchio detto. “Se non accettiamo dei momenti di silenzio, non possiamo ascoltare il silenzio dell’altro che spesso dice più di tante parole“, ha sottolineato Luise Vieider.
Il consiglio generale (da sx): La presidente provinciale Ida Schacher, il suo vice Oskar Asam , Maria Angela Berlanda Poles, Nives Fabbian, Helga Wielander e Martha Feichter. Manca Monika Gurschler del circondario Bolzano Salto Sciliar
Alberto Stenico, ex presidente della Lega delle cooperative, dal canto suo ha avuto per la prima volta la possibilità di vivere l’Assistenza Tumori così da vicino. “La mia impressione è stata che ognuno di loro fosse disposto a mettersi in gioco. Sono rimasto sorpreso dall’atmosfera aperta e di disponibilità verso l’altro che si respirava. L’Assistenza Tumori è una delle associazioni più importanti dell’Alto Adige, che svolge delle attività molto importanti per tutta la comunità!”
Alcuni dei consiglieri e anche la presidente provinciale, Ida Schacher, hanno proposto di non aspettare un anno per il prossimo convegno a porte chiuse, ma di dare invece da subito ai nuovi consiglieri la possibilità di conoscersi e di poter sviluppare un comune modello di lavoro associativo.

Attuale

Accettare e vivere il lutto

Aiutami a dire addio – Conferenza di EOS e Socrem
Nascere e morire sono l’alfa e l’omega della vita. Ma nella nostra società tutto ciò che riguarda la morte è coperto da tabù. Anche il lutto. E proprio il modo di congedarsi da una persona cara è stato al centro di un convegno organizzato congiuntamente da EOS, cooperativa per lo sviluppo, l’orientamento e la solidarietà, e Socrem, la società per la cremazione.
Il lutto, dire addio ad una persona cara che viene a mancare da un momento all’altro, è una cosa difficile. In tante religioni e società ci sono degli spazi temporanei distinti per vivere il lutto, articolati spesso in rituali complessi. Tre mesi, sei mesi, un anno - quel che sia, un lasso di tempo variabile in cui la persona “sprofonda” nel lutto per elaborare il congedo. Passato il tempo prefissato, però bisogna tornare alla vita. Nella società contemporanea però lo spazio per il lutto è quasi scomparso, il tempo del dolore viene percepito come una parentesi improduttiva. Appena passato il funerale, tutti si aspettano che la persona in lutto ricominci a funzionare esattamente come prima, che torni alla routine della quotidianità, e viene lasciata sola. Spesso bisogna addirittura giustificarsi per lo stato di lutto. Il lutto invece è un periodo necessario e chi non lo vive va incontro a seri problemi di salute fisica e mentale.
Durante la conferenza sono stati affrontati analiticamente i diversi aspetti del lutto. Socrem si occupa di questi temi da più di trent’anni. Non solo: aiuta anche chi è disposto ad affrontare il tema del fine vita non solo per quanto riguarda la cremazione e lo svolgersi della cerimonia, ma anche per la redazione di un testamento e del testamento biologico.
L’avvocato Daniele Valente ha spiegato ai partecipanti al convegno come redigere correttamente un testamento e ha spiegato perché è così importate farne uno per tempo. “Il testamento è espressione del nostro affetto e della nostra responsabilità verso chi rimane.” Non bisogna averne paura, è revisionabile in ogni momento. „Dev’essere sempre redatto a mano e deve essere custodito in modo da essere trovato facilmente“, ha spiegato Valente.
Grande importanza è stata riservata al tema dell’aiuto nel lutto per adulti e per bambini. L’errore più grande è lasciare i bambini da soli e nel silenzio dopo un’esperienza del genere. “Traumi vissuti in tenera età possono ripercuotersi per tutta la vita e possono portare a depressione e traumi neurologici di grave entità”, ha spiegato la psicologa Sabine Cagol. EOS offre delle terapie di musica, arte e danza per elaborare un lutto.
Gli organizzatori e i referenti del convegno (da sx): Giuseppe Rossi (Socrem), Ulrich Seitz (EOS), Sabine Cagol, Daniele Valente, Anna Ferretti (Socrem), Paola Taufer (psicologa), Padre Paul e Hannah Battisti (terapeuta dell’arte EOS)
Padre Paul dell’Opera Serafica di Merano è stato molto duro ed esplicito nel giudizio su come la chiesa cattolica affronti il tema del lutto. “I rituali della chiesa riguardo la morte sono estremamente poveri e sostanzialmente inadeguati. Oggi non si può più comunicare che l’uomo è nato dalla polvere e chiudere lì la questione. No, l’uomo è nato dall’amore di due persone. E la messa funebre è un espediente estemporaneo, volatile, per affrontare il dolore di una perdita e troppo spesso si trasforma in un supplizio proprio per chi ha subìto il lutto.“ Bisogna invece, ha spiegato, aiutare le persone a ritrovare la gioia di vivere, costruendo delle piccole isole dove riposare e riprendersi dal dolore, creare momenti dove anche chi è in lutto possa vedere che la vita, nonostante tutto, ha anche dei lati positivi e belli.