Attuale
Passione blu
Ines Mair ha iniziato dipingere da ragazza | Passione e necessità
Blu. Blu e tante sfaccettature geometriche. Questo è al momento il suo stile espressivo. Un occhio. Un elefante. Una civetta. Particolari che attirano e affascinano lo spettatore. Guardare ed essere guardati. Ines Mair ha esposto le sue opere a inizio gennaio nella Piccola Galleria di Bolzano. Era la sua terza mostra. Ha sempre dipinto volentieri, ma da quando si è ammalata non è più un passatempo, è diventata una necessità. Una passione che ormai riempie la sua vita.
All’inizio faceva dei disegni a matita. Ritratti di divi del cinema, di cantanti che ammirava, come tutte le sue coetanee teen-ager. Poi sono arrivati i colori. Durante il periodo passato all’ospedale in particolare l’acquarello. Nel 2009 è passata all’acrilico e adesso sono già diversi anni che dipinge ad olio. Il suo salotto è anche il suo atelier. Ines dipinge a fasi, soprattutto di notte. Come procede quando dipinge? “Quando mi trovo davanti alla tela tutto va da sé. È come se dovessi solo ricalcare quello che vedo sulla tela bianca.” In occasione della sua ultima mostra è anche riuscita a vendere alcuni quadri. E non è stato facile. “Ogni quadro fa parte di me, ma d’altro canto penso che ne dipingerò ancora tanti e questo mi aiuta a separarmene.”
Il cancro è guarito. Sono dieci anni che la lascia in pace. Tutto è iniziato nel 2002. Allora aveva solo tredici anni. Un’età in cui le bambine diventano delle ragazze, vanno a mangiare il gelato con le amiche e con gli amici, sognano gli attori e i cantanti, fanno sport, si innamorano per la prima volta, organizzano feste di compleanno e scoprono le prime libertà. Per Ines non è stato così. Le venne la febbre. Durò una settimana e poi sparì. Poi ritornò. Più volte. Il medico prescrisse delle analisi del sangue. Diagnosi: leucemia.
Il cancro è guarito. Sono dieci anni che la lascia in pace. Tutto è iniziato nel 2002. Allora aveva solo tredici anni. Un’età in cui le bambine diventano delle ragazze, vanno a mangiare il gelato con le amiche e con gli amici, sognano gli attori e i cantanti, fanno sport, si innamorano per la prima volta, organizzano feste di compleanno e scoprono le prime libertà. Per Ines non è stato così. Le venne la febbre. Durò una settimana e poi sparì. Poi ritornò. Più volte. Il medico prescrisse delle analisi del sangue. Diagnosi: leucemia.
“Tutto andò così velocemente che all’epoca non ho avuto neanche il tempo di pensare”, ricorda la 29enne di oggi. “Non ho avuto nemmeno uno o due giorni per confrontarmi con la cosa.” Venne ricoverata nella clinica universitaria di Innsbruck e ci rimase quasi ininterrottamente per un anno.
Un anno dopo le dimissioni una brutta ricaduta. L’unica speranza a quel punto era il trapianto di midollo osseo. E fu suo fratello Jan, che aveva allora diciassette anni ovvero tre più di lei, a farle da donatore.
Il trapianto guarì la leucemia ma Ines soffrì moltissimo di crisi di rigetto. I suoi polmoni, la pelle e gli occhi ne risentirono parecchio. E ne soffre ancora oggi. Ma non ha mai perso il coraggio. “Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e affronto con ottimismo tutti gli ostacoli che la vita mi presenta.” Certo, la malattia è un punto fermo nella sua vita. “La mia vita si divide in prima e dopo la malattia. Un terzo della mia vita è stato occupato dalla malattia.” Ma non permette che la malattia prenda il sopravvento. “La paura non ha mai giocato un gran ruolo, passo anche questa, mi dicevo.”
In molti le sono stati vicini e l’hanno sostenuta. Innanzitutto sua mamma Karin che è sempre restata al suo fianco. “È stata il mio più grande sostegno”, dice Ines. Però cinque anni fa è uscita ugualmente da casa. Per sua mamma è stato difficile lasciarla andare, ma sapeva che era un passo importante per avere una vita indipendente.
Ma torniamo alla sua storia: dopo il lungo ricovero in ospedale, restò ancora un altro anno a casa prima di poter tornare di nuovo a scuola. Frequentò le scuole medie e superiori presso i Francescani di Bolzano, dove trovò un grande sostegno da parte degli insegnanti e dei compagni. Nel 2011 sostenne l’esame di maturità. Dopo l’esame decise di prendersi una pausa e di non iniziare subito l’università. “Volevo restare a Bolzano e dedicarmi a tempo pieno alla mia passione. La pittura.”
È assolutamente tranquilla, trasmette tranquillità. La stessa tranquillità che esprimono i suoi quadri. “Sto recuperando quello che ho perso durante la malattia, non mi stresso!” A causa della malattia ha dovuto rinunciare a molte cose ma la considera una cosa inevitabile, non se ne lamenta e non rinuncia a sognare e a voler realizzare i propri sogni. Quest’anno vorrebbe trovare il coraggio di fare un lungo viaggio e andare a trovare la sorella in Nuova Zelanda. E sta lavorando alla realizzazione di un altro sogno: aumentare di peso per lanciarsi un giorno col paracadute…
Un anno dopo le dimissioni una brutta ricaduta. L’unica speranza a quel punto era il trapianto di midollo osseo. E fu suo fratello Jan, che aveva allora diciassette anni ovvero tre più di lei, a farle da donatore.
Il trapianto guarì la leucemia ma Ines soffrì moltissimo di crisi di rigetto. I suoi polmoni, la pelle e gli occhi ne risentirono parecchio. E ne soffre ancora oggi. Ma non ha mai perso il coraggio. “Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e affronto con ottimismo tutti gli ostacoli che la vita mi presenta.” Certo, la malattia è un punto fermo nella sua vita. “La mia vita si divide in prima e dopo la malattia. Un terzo della mia vita è stato occupato dalla malattia.” Ma non permette che la malattia prenda il sopravvento. “La paura non ha mai giocato un gran ruolo, passo anche questa, mi dicevo.”
In molti le sono stati vicini e l’hanno sostenuta. Innanzitutto sua mamma Karin che è sempre restata al suo fianco. “È stata il mio più grande sostegno”, dice Ines. Però cinque anni fa è uscita ugualmente da casa. Per sua mamma è stato difficile lasciarla andare, ma sapeva che era un passo importante per avere una vita indipendente.
Ma torniamo alla sua storia: dopo il lungo ricovero in ospedale, restò ancora un altro anno a casa prima di poter tornare di nuovo a scuola. Frequentò le scuole medie e superiori presso i Francescani di Bolzano, dove trovò un grande sostegno da parte degli insegnanti e dei compagni. Nel 2011 sostenne l’esame di maturità. Dopo l’esame decise di prendersi una pausa e di non iniziare subito l’università. “Volevo restare a Bolzano e dedicarmi a tempo pieno alla mia passione. La pittura.”
È assolutamente tranquilla, trasmette tranquillità. La stessa tranquillità che esprimono i suoi quadri. “Sto recuperando quello che ho perso durante la malattia, non mi stresso!” A causa della malattia ha dovuto rinunciare a molte cose ma la considera una cosa inevitabile, non se ne lamenta e non rinuncia a sognare e a voler realizzare i propri sogni. Quest’anno vorrebbe trovare il coraggio di fare un lungo viaggio e andare a trovare la sorella in Nuova Zelanda. E sta lavorando alla realizzazione di un altro sogno: aumentare di peso per lanciarsi un giorno col paracadute…