Sonia Prader era arrivata a Bressanone da neanche un mese, quando è stata coinvolta in una faccenda che potrebbe essere paragonata ad un piccolo primo passo sulla luna. Una prima assoluta per l’Alto Adige e, così almeno lei spera, l'inizio di una continuativa collaborazione tra ospedali. È stata infatti il primo chirurgo esterno all'Ospedale Provinciale di Bolzano ad eseguire un intervento molto complesso su una sua paziente, con un tumore ovarico in stadio avanzato, da primo operatore, assistita dal primario di Ginecologia di Bolzano, Dr. Martin Steinkasserer.
Dr. Sonia Prader: Mi ci è voluto del coraggio. Una sala nuova, un team che non conoscevo. Ma io ero pronta ad osare e lui me l’ha permesso e così abbiamo potuto gettare le basi per una nuova cultura di cooperazione in tutta la provincia!
Dr. Sonia Prader: Sono tornata alle mie radici. A Bressanone ho fatto i primi passi nella mia professione, ed io stessa sono nata nel reparto che ora dirigo. E questo è tutto sommato anche l'aspetto che mi ha portato a tornare qui, dopo sette anni passati in una clinica oncologica altamente specializzata. Volevo tornare a fare anche l’ostetrica.
Dr. Sonia Prader: Sì, potremmo dire così. Questa è la natura, sono le fasi della vita. Tendiamo sempre a vederle e approcciarci ad esse separatamente, quasi fossero compartimenti stagni. Ma non è così, ed è proprio questo passaggio, questa transizione, che mi affascina. A me piace vedere le cose da un punto di vista generale, in modo trasversale. Non mi piace pensare per categorie, del tipo questa è tua competenza e questa è la mia. Ecco perché la collaborazione con il Dr. Steinkasserer ha funzionato così bene. La prossima volta potrebbe venire lui a Bressanone a fare un intervento, e quella volta sarò io ad assisterlo.
Dr. Sonia Prader: Sì, e il 20.02.2020, altra data particolare, da noi è nato il bambino di una nostra infermiera, che è nata qui lei stessa!
Dr. Sonia Prader: Sono andata ad Essen e ci sono rimasta per sette anni (anche se sarei dovuta rimanere solo due), perché volevo lavorare in un centro di eccellenza, uno dei migliori. Adesso il mio obiettivo è di continuare qui quello che ho fatto ed imparato ad Essen. Bolzano è l'ospedale centrale, ma posso portare qui a Bressanone le mie conoscenze e combinarle con quelle di Bolzano. Qui ho una squadra fantastica e al momento sto ancora organizzando campi di attività e gruppi professionali, in modo trasversale. “Everybody smiles in the same language”, questo è il mio motto. È una bellissima sfida riuscire ad unire diversi tipi di persone. I conservatori con i progressisti, tutti insieme con un minimo comune denominatore, che è fare un ottimo lavoro.
Dr. Sonia Prader: Sì, è la miscela di quello che posso fare io e quello che può fare l'altra persona. L'intervento in team con il collega Steinkasserer è il miglior esempio. I gruppi di lavoro ed i tumorboard ci sono e lavorano bene, ma perché non tentare di mettersi insieme e scambiarsi idee e metodi? Vorrei tentare una specie di rotazione. Lasciami la tua sedia e prendi la mia, per un po’. Uniamo le nostre capacità. Superiamo i confini nella nostra testa!
Forse facendo così ho spiazzato delle persone... Ho un carattere esuberante, ho molta, davvero molta energia, e per alcuni questo potrebbe essere troppo faticoso.
Dr. Sonia Prader: Si tratta di due fasi della vita molto sensibili e vulnerabili ed in entrambi i casi le persone si trovano ad affrontare situazioni limite, per quanto estremamente diverse. È una cosa molto emozionante. Durante la gravidanza il corpo è completamente in balia degli ormoni. La fine della vita ci mette davanti ad altre sfide ancora. Il problema, non da ultimo, è quello di riconoscere quando a dominare è la testa e quando invece è la pancia, e agire di conseguenza. Il caso ideale è quando la ragione e il cuore sono in armonia. Allora le cose sono molto più facili...
Dr. Sonia Prader: Quando ho una paziente davanti a me per un primo consulto, cerco immediatamente di capire in quale direzione sta andando. Se hanno il sopravvento le emozioni o se l’approccio è razionale. E in base a questo devo poi saper prendere le contromisure adeguate.
Dr. Sonia Prader: Questa è il mio modo di procedere. Certo, in agguato c’è sempre il rischio che tutto finisca in una discussione filosofica.
Dr. Sonia Prader: ...innanzitutto una persona con una grande possibilità di guarigione! E quando mi si pone la questione della tossicità della chemioterapia, rispondo sempre che in realtà si dovrebbero cantare le lodi della chemioterapia, visto che oltre il 90% delle donne guariscono grazie ad essa! Ma quando è la ratio a dominare, vedo solo il veleno. Quando invece sono preda solo dei miei istinti, allora vedo solo la paura. A volte sono i pensieri che ti fanno star più male della malattia vera e propria. Sono convinta che dovremmo tutti iniziare molto prima a riflettere su cos’è la malattia. Dovremmo farlo prima di ammalarci. Chiederci cosa significa essere malato e cosa essere sano. Allo stesso modo dovremmo iniziare a pensare molto prima alla nostra morte. A porci la domanda, come vorrei morire? Immaginare di poter scegliere tra diverse opzioni. Se ci si confronta con calma con queste domande, alla fine si arriva alla conclusione, verrà come viene ed è bene così.
Dr. Sonia Prader: Ed è incredibile quanta forza si liberi in questi istanti, è incredibile quanta forza le donne riescano a trovare una volta rimossi i filtri. In sala parto e messe a confronto con il cancro cadono molti meccanismi di protezione e ci avviciniamo al nostro vero centro. Ed è proprio qui che sta una delle grandi sfide per noi medici: saper utilizzare questi momenti per aiutare le donne a superare al meglio questa situazione per poter vivere meglio dopo.
Dr. Sonia Prader: Sì, certo. Nascere e morire, vivere. Tutto questo è collegato in modo naturale. E tutto ciò è legato anche a quello che noi intendiamo quando parliamo di una buona vita.