Attuale
Debolezza e forza
Un testo per la documentazione MutterNacht: Elena Breda ripercorre la sua esperienza con il cancro
Nella vita può capitare che accadano degli eventi e che si vengono a creare delle situazioni che incidono non poco sulla vita della famiglia e che non si possono risparmiare ai propri figli. Sono eventi che, dal momento che si sono verificati e che non c’era nulla che si potesse fare per evitarli, vanno riconosciuti, accettati e affrontati. Includendo nel percorso anche i propri figli.
(…)
Molte mamme avranno sperimentato non solo in se stesse forza, adattabilità e pazienza (che intuivano essere proprie o che, magari, non sapevano di avere), ma anche nei loro figli. Ci siamo accorte che, di fronte all’inevitabile, siamo in grado di attivare delle risorse che ci aiutano, che riusciamo a “fare di necessità virtù”. Abbiamo compreso che oltre la tristezza e le lacrime, oltre il senso di incredulità e impotenza, oltre la rabbia, la paura e i sensi di colpa, abbiamo in noi una formidabile forza e un meraviglioso spirito che ci sostengono e ci spingono ad andare avanti. (…)
Personalmente ringrazio la Dott.ssa Martina Pircher del Servizio psicologico dell’ospedale di Bolzano, che mi sta aiutando molto. Mi aiuta anche a elaborare quel dispiacere e quel senso di colpa che, come mamma, sorge dal fatto di non aver potuto evitare a mia figlia Sofia l’esperienza della mamma malata di tumore al seno, operata (con mastectomia), curata con chemioterapia, operata nuovamente (per inserire la protesi definitiva), con tutti i disagi che le varie tappe hanno comportato.
Sofia adesso ha quasi 11 anni, quando mi è stato diagnosticato il tumore ne aveva 9. Non mi ha visto disperarmi o piangere o arrabbiarmi ed imprecare, perché non ho reagito in questo modo (non perché me lo sia imposta, ma perché è stato così), ma mi ha vista completamente esausta per diversi giorni dopo ogni sessione di chemioterapia (ricevuta nella fase iniziale ogni 2 settimane), talmente debole da non riuscire quasi ad abbracciarla, mi ha vista calva, gonfia a causa del cortisone, ha visto e vede la cicatrice sul mio seno quando siamo insieme in bagno. Sa che avevo un tumore al seno, sa che l’interno del mio seno destro è stato svuotato bene bene per asportare tutta la parte malata, sa che ho ricevuto e sto ricevendo le cure necessarie. (…)
Molte mamme avranno sperimentato non solo in se stesse forza, adattabilità e pazienza (che intuivano essere proprie o che, magari, non sapevano di avere), ma anche nei loro figli. Ci siamo accorte che, di fronte all’inevitabile, siamo in grado di attivare delle risorse che ci aiutano, che riusciamo a “fare di necessità virtù”. Abbiamo compreso che oltre la tristezza e le lacrime, oltre il senso di incredulità e impotenza, oltre la rabbia, la paura e i sensi di colpa, abbiamo in noi una formidabile forza e un meraviglioso spirito che ci sostengono e ci spingono ad andare avanti. (…)
Personalmente ringrazio la Dott.ssa Martina Pircher del Servizio psicologico dell’ospedale di Bolzano, che mi sta aiutando molto. Mi aiuta anche a elaborare quel dispiacere e quel senso di colpa che, come mamma, sorge dal fatto di non aver potuto evitare a mia figlia Sofia l’esperienza della mamma malata di tumore al seno, operata (con mastectomia), curata con chemioterapia, operata nuovamente (per inserire la protesi definitiva), con tutti i disagi che le varie tappe hanno comportato.
Sofia adesso ha quasi 11 anni, quando mi è stato diagnosticato il tumore ne aveva 9. Non mi ha visto disperarmi o piangere o arrabbiarmi ed imprecare, perché non ho reagito in questo modo (non perché me lo sia imposta, ma perché è stato così), ma mi ha vista completamente esausta per diversi giorni dopo ogni sessione di chemioterapia (ricevuta nella fase iniziale ogni 2 settimane), talmente debole da non riuscire quasi ad abbracciarla, mi ha vista calva, gonfia a causa del cortisone, ha visto e vede la cicatrice sul mio seno quando siamo insieme in bagno. Sa che avevo un tumore al seno, sa che l’interno del mio seno destro è stato svuotato bene bene per asportare tutta la parte malata, sa che ho ricevuto e sto ricevendo le cure necessarie. (…)
Fasce per coprire il pic, decorate con tanto amore dalla figlia Sofia
Durante il percorso iniziato ad aprile 2019 con la diagnosi del mio tumore al seno, Sofia ha vissuto anche parecchi momenti positivi: prima che fossi operata (il 21 maggio 2019), abbiamo festeggiato insieme con gioia la sua prima Comunione; passata l’estate 2019 (ho iniziato la chemioterapia a luglio 2019), nella seconda fase della chemioterapia, con i farmaci un po’ meno potenti, mi ha visto riprendere le forze, come famiglia abbiamo fatto insieme delle passeggiate autunnali e in inverno abbiamo pattinato e abbiamo sciato insieme, godendoci le discese (io con la mia bella parrucca sotto il casco); dopo l’inserimento della protesi definitiva (6 marzo 2020), in estate, siamo andati tutti insieme in montagna e abbiamo fatto sia delle belle escursioni che delle vie ferrate. Ultimamente, poi, vado a fare jogging (con la mascherina!) e sono arrivata a correre anche fino a 11 km.
Ho evidenziato le attività fisiche, soprattutto quelle condivise con Sofia e mio marito Fabrizio, perché agli occhi di Sofia il mio essere attiva fisicamente – ed essere attiva insieme a lei! – significava e significa che sto bene. Ringrazio il mio corpo e il mio organismo che mi hanno sostenuta e che fanno sì che io possa continuare a rassicurare Sofia. Ancora adesso se per caso, sovrappensiero e senza alcun particolare motivo, porto la mano alla pancia o alla testa e Sofia lo vede, subito lei mi chiede: "Tutto bene?""Sì, mia cara Sofia, sto bene!".
Mia cara Sofia, ti abbraccio con tutto l’amore di mamma di cui sono capace e ringrazio che sono stata così fortunata e che siamo qui insieme. Spero di essere con te, sorridendo, anche quando tu sarai adulta e, chissà, mamma! Spero di poter stare accanto a te così come è accanto a me, con infinito amore, la mia cara mamma Rosa, che è il mio punto di riferimento e alla quale spero di assomigliare sempre più!
Cara mamma, se nei momenti difficili sono sempre riuscita a trovare un sorriso è in gran parte merito tuo! Se riesco a essere mamma e moglie, se -nonostante il peso e le tensioni- riesco a sorridere con Sofia e Fabrizio, è in gran parte merito tuo! Il tuo amore umano è emanazione dell’amore divino. Grazie!
Cari Fabrizio e Sofia, sin dall’inizio siamo sempre riusciti anche a sorridere. Grazie, caro Fabrizio, per il tuo sostegno, per le tue premure e per il coraggio e il senso pratico con cui affronti tutto questo! Grazie, cara Sofia per aver capito le mie difficoltà e per avermi aspettata con fiducia quando ero “fuori gioco”!
Nel raccontare la mia esperienza e l’esperienza della mia famiglia mi sento molto vicina alle donne che stanno affrontando un tumore. Sto cercando le parole giuste, perché sono consapevole che quello che è successo e sta succedendo a me può essere simile a ciò che è successo ad alcune, ma anche molto diverso da quello che hanno vissuto e stanno vivendo altre. Forse non servono molte altre parole. Servono comprensione, ascolto, presenza: vi prendo per mano, vi abbraccio, vi ascolto, vi do sostegno, vi faccio ridere, credo in voi! Siete meravigliose! Siete belle! Siete amabili! Siete preziose!
Prendiamoci per mano, abbracciamoci, ascoltiamoci, sosteniamoci, facciamo insieme delle belle risate, incoraggiamoci! Siamo meravigliose! Siamo belle! Siamo amabili! Siamo preziose!
Elena Breda
Bolzano, 6 febbraio 2021
Versione abbreviata del testo per la MutterNacht, nella versione integrale Elena Breda ripercorre anche la sua esperienza con la malattia e la morte del padre. (n.d.r.) •
Ho evidenziato le attività fisiche, soprattutto quelle condivise con Sofia e mio marito Fabrizio, perché agli occhi di Sofia il mio essere attiva fisicamente – ed essere attiva insieme a lei! – significava e significa che sto bene. Ringrazio il mio corpo e il mio organismo che mi hanno sostenuta e che fanno sì che io possa continuare a rassicurare Sofia. Ancora adesso se per caso, sovrappensiero e senza alcun particolare motivo, porto la mano alla pancia o alla testa e Sofia lo vede, subito lei mi chiede: "Tutto bene?""Sì, mia cara Sofia, sto bene!".
Mia cara Sofia, ti abbraccio con tutto l’amore di mamma di cui sono capace e ringrazio che sono stata così fortunata e che siamo qui insieme. Spero di essere con te, sorridendo, anche quando tu sarai adulta e, chissà, mamma! Spero di poter stare accanto a te così come è accanto a me, con infinito amore, la mia cara mamma Rosa, che è il mio punto di riferimento e alla quale spero di assomigliare sempre più!
Cara mamma, se nei momenti difficili sono sempre riuscita a trovare un sorriso è in gran parte merito tuo! Se riesco a essere mamma e moglie, se -nonostante il peso e le tensioni- riesco a sorridere con Sofia e Fabrizio, è in gran parte merito tuo! Il tuo amore umano è emanazione dell’amore divino. Grazie!
Cari Fabrizio e Sofia, sin dall’inizio siamo sempre riusciti anche a sorridere. Grazie, caro Fabrizio, per il tuo sostegno, per le tue premure e per il coraggio e il senso pratico con cui affronti tutto questo! Grazie, cara Sofia per aver capito le mie difficoltà e per avermi aspettata con fiducia quando ero “fuori gioco”!
Nel raccontare la mia esperienza e l’esperienza della mia famiglia mi sento molto vicina alle donne che stanno affrontando un tumore. Sto cercando le parole giuste, perché sono consapevole che quello che è successo e sta succedendo a me può essere simile a ciò che è successo ad alcune, ma anche molto diverso da quello che hanno vissuto e stanno vivendo altre. Forse non servono molte altre parole. Servono comprensione, ascolto, presenza: vi prendo per mano, vi abbraccio, vi ascolto, vi do sostegno, vi faccio ridere, credo in voi! Siete meravigliose! Siete belle! Siete amabili! Siete preziose!
Prendiamoci per mano, abbracciamoci, ascoltiamoci, sosteniamoci, facciamo insieme delle belle risate, incoraggiamoci! Siamo meravigliose! Siamo belle! Siamo amabili! Siamo preziose!
Elena Breda
Bolzano, 6 febbraio 2021
Versione abbreviata del testo per la MutterNacht, nella versione integrale Elena Breda ripercorre anche la sua esperienza con la malattia e la morte del padre. (n.d.r.) •
Elena Breda nell'ottobre del 2019