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Piccolo ma competente

Il day-hospital oncologico di Brunico


Ogni giorno arrivano qui tra i 30 e 40 pazienti: terapie (chemio), check-up, emocromo, consulti medici, farmaci per via orale, diagnosi. Il day hospital oncologico di Brunico. È stato aperto nel novembre 2015 ed è diretto dal Dr. Christoph Leitner. "Giorno dopo giorno, affrontiamo la sfida di offrire ai nostri pazienti un'oncologia altamente specializzata basata su evidenze scientifiche, oltre naturalmente alla comodità di avere una struttura di questo tipo vicino a casa e ad una capacità empatica che è alla base del nostro lavoro".
La clinica diurna di oncologia di Brunico è specializzata nella diagnosi e nel trattamento olistico e individuale delle malattie tumorali di tutti gli organi e delle malattie benigne e maligne del sangue. Lavora in modo interdisciplinare con specialisti nei rispettivi campi a Brunico, nella rete oncologica nazionale e con cliniche in altre parti d'Italia e all'estero garantendo pertanto una straordinaria qualità a livello di profilassi, diagnostica, terapia, post-terapia e cure palliative. Dal gennaio 2017 al day hospital oncologico si è aggiunto il team di medicina palliativa. Tutte le terapie del sistema oncologico nel distretto sanitario di Brunico sono eseguite centralmente in reparto, ad eccezione dei trapianti di cellule staminali e delle neoplasie molto rare, come il sarcoma nei pazienti molto giovani. Il day-hospital è certificato ISO ed è soggetto a controlli severi e regolari.
Il team della clinica diurna è composto da tre specialisti, un medico in formazione, più il personale infermieristico, ovvero nove persone in tutto, tra cui una breast-care-nurse. La base del servizio infermieristico è la cura individuale orientata al paziente, con un “infermiere di riferimento”. I servizi offerti sono completi e vanno dai colloqui informativi ed educativi ai prelievi di sangue diagnostici, dalla somministrazione di tutte le terapie del sistema parenterale e al loro monitoraggio alla somministrazione di sangue ed emoderivati, dalla medicazione di cateteri Picc e Port a cath al coordinamento dei vari servizi, fino all'organizzazione degli appuntamenti e molto altro ancora. Le sale luminose e accoglienti con vista sulle montagne circostanti consentono di ospitare fino a 17 pazienti.
Dalla linee guida del day hospital: "(...) Il paziente è l'unico centro di tutte le nostre attività. Ogni persona riceve le stesse cure mediche indipendentemente dalla sua origine, religione o situazione finanziaria. Rispettiamo la dignità dell'essere umano, sia nel vivere che nel morire. Non trattiamo una diagnosi, ma la persona. La pianificazione della terapia viene fatta insieme ai pazienti e ai loro parenti. Nel caso di malattie incurabili, l'attenzione non è sulla morte ma sulla qualità della vita rimanente. La qualità dei nostri servizi si basa sulle più moderne ricerche mediche e sulle forme di terapia approvate in Italia. Per questo motivo, tutta l'équipe si impegna a partecipare regolarmente a corsi di perfezionamento e di aggiornamento per garantire la necessaria competenza professionale e sociale. (...)

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"Bello, anch’io voglio salvare delle vite"

La persona dietro l’uomo in camice bianco:- il Dr. Christoph Leitner, dirigente del day-hospital di Brunico.


È arrivato all'oncologia in modo indiretto. Medico di famiglia, medicina dello sport, medicina interna, dopo diversi anni di formazione e lavoro in Svizzera, era pronto ad andare in Inghilterra per un posto di ricercatore. Poi è arrivata la chiamata di Brunico. È empatico, sembra il classico bravo ragazzo della porta accanto, quello a cui si può chiedere aiuto in qualsiasi momento, e a livello professionale ama occuparsi di casi gravi. Ecco chi è il Dr. Christoph Leitner, responsabile del day-hospital oncologico di Brunico, aperto nel novembre 2015.
Partiamo con una domanda spudoratamente “banale”: cosa l'ha spinta a studiare medicina?
Dr. Christoph Leitner: Quando avevo 14 anni sono stato vittima di un grave incidente in bicicletta che mi ha procurato la rottura della milza, per questo ho subito un intervento chirurgico d'urgenza che probabilmente mi ha salvato la vita. In quel momento ho pensato: "Bello, anch'io voglio salvare delle vite". Poi ho finito il liceo a Brunico e ho studiato medicina a Innsbruck e Vienna.
Lei ha lavorato per nove anni in Svizzera e in Austria in grandi ospedali, ha avuto delle ottime opportunità di lavoro. Ciononostante, è tornato nella sua città natale, Brunico...
Dr. Christoph Leitner: Sì, il mio obiettivo primario dopo gli studi era quello di diventare un medico di famiglia. Ho trascorso il mio primo anno di lavoro presso il Pronto Soccorso interdisciplinare della Clinica Universitaria di Berna. Dopo diversi anni in vari reparti di medicina interna, ho lavorato come medico di famiglia per sei mesi. È stato emozionante, anche per l'intenso contatto psicologico con i pazienti. Considero ancora la professione del medico generale estremamente importante e preziosa, ma alla fine mi sono accorto che non era la scelta giusta per me. Sono quindi tornato all'ospedale universitario di Berna e lì ho completato la mia formazione specialistica in medicina interna. Durante una rotazione come aiuto presso la Clinica Universitaria di radio-oncologia di Berna, sono entrato in contatto, da vicino, con i pazienti oncologici e da allora non sono più riuscito a staccarmi da questo affascinante campo. Ho quindi completato una seconda formazione specialistica in oncologia. Infine, sono stato dirigente presso l'ambulatorio universitario di oncologia di Innsbruck. E poi, quando stavo per accettare un incarico di ricerca in Inghilterra, è arrivata la chiamata a Brunico.
L’offerta dall’Alto Adige era prendere in mano come dirigente il day-hospital oncologico appena aperto. Cosa l'ha attirata? Tornare a casa, nella "Heimat"? Oppure l'opportunità di costruire qualcosa di nuovo?
Dr. Christoph Leitner: Un po' entrambe le cose, credo. Ho pensato che realizzare qualcosa di nuovo qui a Brunico fosse una grande sfida, un modo per mettere in atto la mia visione dell’oncologia e il concetto di cura del paziente. Quello che è accaduto poi è che la struttura che dirigo quasi scoppia, le sfide professionali sono molto stimolanti e, anzi, aumentano di giorno in giorno. Un grande problema, che peraltro non abbiamo solo qui, è la mancanza di personale. È importante portare qui i giovani. Per questo stiamo cercando di concentrarci sempre di più sulla formazione dei giovani medici.
Da medico di famiglia all'oncologia. Cosa la affascina di questo argomento?
Dr. Christoph Leitner: L’oncologia è un mix di diverse cose, per questo la trovo affascinante: professionalmente stimolante e molto impegnativa, altamente specializzata, in continua e rapida evoluzione. L'unica costante in oncologia è che non è mai uguale a se stessa, richiede un aggiornamento continuo. Allo stesso tempo, a livello umano, si ha l’opportunità di un contatto stretto e profondo con tutti i nostri pazienti, di solito per molti anni. Sfida professionale a parte, riuscire a mettersi nei panni di persone, di pazienti, che vivono momenti difficili della loro vita, è ciò che mi motiva di più. È un lavoro che dà l’opportunità di crescere a livello umano e personale. Sento che il mio lavoro è un dono: posso prendermi cura di altre persone. E vi posso assicurare che il paziente oncologico è un paziente che conosce la gratitudine. Quello che riceviamo dai nostri pazienti è fantastico.
Qual è la sfida più grande nel suo lavoro quotidiano?
Dr. Christoph Leitner: Definire un obiettivo. Sugli approcci terapeutici curativi, ovviamente, non ci sono dubbi. Ma non si tratta sempre e solo di guarigione. E da ciò la domanda: qual è il livello giusto di terapia? Quando una persona non beneficia più del trattamento oncologico in senso stretto? In questo senso, si tratta dell'autonomia del paziente, o del cosiddetto “Shared-Decision-Making": è il paziente che decide della sua vita in ogni situazione, non il medico. E quindi spesso anche sul fatto di voler intraprendere ulteriori terapie con effetti collaterali o meno. Per poter prendere decisioni consapevoli bisogna però essere in grado di comprendere appieno la situazione, e con quali conseguenze sulla propria vita. Ed è qui che entra in gioco il medico: deve essere in grado di dare all’interessato gli strumenti per prendere decisioni su se stesso.
Lei ha detto che non si tratta sempre di guarire…
Dr. Christoph Leitner: Ci sono decorsi di malattia ormai in stato avanzato. Diagnosi tardive. Terapie che non sono efficaci, tumori che non possono essere trattati. Sì, questo è vero.
Il cancro sta diventando sempre più curabile. Oggi non è una malattia mortale e nella maggior parte dei casi diventa una malattia cronica. E se però non è così, come riesce ad affrontare la morte?
Dr. Christoph Leitner: Trovare il giusto equilibrio tra l'empatia e la giusta distanza col paziente, è sempre una sfida. Fino ad oggi sono sempre riuscito a gestire bene l'argomento della morte. Inoltre, la morte fa parte della vita. Dobbiamo accettare il corso naturale della vita, anche in società come la nostra, così competitive e orientate alle prestazioni. Certo, è difficile. Alla fine, siamo esseri umani... Ho difficoltà solo quando ho la sensazione che siano stati fatti degli errori nella comunicazione, nel trattare con il paziente. Allora tutto diventa più difficile!
Il dottor Christoph Leitner in privato…
Dr. Christoph Leitner: Ho 42 anni, sono sposato, ho tre figli meravigliosi di 15, 11 e 5 anni. E anche questo è una sfida quotidiana, riuscire a soddisfare le esigenze di tutti. Mi ritengo fortunato perché mi diverto molto con questo challenge quotidiano.
Interessi e hobby che non hanno nulla a che fare con la medicina?
Dr. Christoph Leitner: Amo tutto ciò che ha a che fare con le montagne, amo viaggiare. Sono un fan assoluto dell'Hockey Club Val Pusteria. Il mio autore preferito è Hermann Hesse. Sono probabilmente al mondo il proprietario meno “musicale” di un basso elettrico, al punto che suono solo con le cuffie in modo che nessuno debba sentirmi. E poi ho un gruppo di amici fidati con cui mi incontro regolarmente. Parliamo di tutto, di attualità e molto di più. Un modo per avere input preziosi da persone che stanno facendo completamente altro nella vita. Ma anche un modo per scherzare, per bere una birra , e per stare insieme in modo molto informale.
Qual è la sua forza o la sua debolezza?
Dr. Christoph Leitner: Penso di essere capace di capire bene le persone e di saperglielo mostrare.
La debolezza? A volte ho la sensazione che mi manchi la forza per dare sempre tutto quello che voglio dare.
Dr. Christoph Leitner