Attualità
Importante evitare il “fai da te”
Intervista con il primario del Servizio di Medicina Complementare, dr. Giuseppe Cristina
FOTO: Ewa Urban / Pixabay
L'oncologo e primario di Medicina Complementare, dr. Giuseppe Cristina
Il dr. Giuseppe Cristina, primario del Servizio di Medicina Complementare all’Ospedale Tappeiner di Merano dal 2019, ha lavorato vent’anni in Oncologia e nel Servizio di cure palliative all’Ospedale di Colleferro a Roma. Il tema degli integratori multivitaminici è per lui una questione attuale e centrale.
Uno studio americano pubblicato a giugno su JAMA ha evidenziato che l’uso prolungato e quotidiano di integratori multivitaminici non prolunga la longevità. Molte persone si aspettano invece, se non miracoli, almeno un effetto benefico significativo sul proprio fisico e sono disposte a spendere cifre considerevoli per questi prodotti.
Dr. Giuseppe Cristina: È uno studio molto importante per numero di partecipanti e per durata di follow-up, e il messaggio è rilevante! Con dei limiti: si tratta di uno studio osservazionale e i cittadini statunitensi hanno uno stile di vita diverso dal nostro. Quello che manca per un messaggio definitivo è uno studio caso controllo di tipo prospettico, che darebbe una risposta adeguata all’utilizzo di integratori in una popolazione di adulti sani. Senza questo si rischia una generalizzazione del risultato. Ma il tema è davvero molto attuale e di triplice natura: economica – come ha accennato, questi prodotti possono avere un costo non indifferente – ma anche sociale e sanitaria. Infatti, l'Italia è il più grande mercato in Europa sia per consumo che per produzione di integratori da parte di industrie qualificate e all’avanguardia. Una parte importante della popolazione utilizza gli integratori, per mantenere il proprio stato di salute, migliorare una prestazione sportiva, evitare una malattia cronico-degenerativa, integrare una terapia in corso o allontanare la ricaduta di una malattia. Il problema è che il consumo non guidato di questi prodotti potrebbe avere delle conseguenze significative sulla salute dell’utilizzatore.
In che senso?
Dr. Giuseppe Cristina: Per capire meglio, bisogna partire dal concetto di prevenzione costituito dall’attuazione di quelle misure utili a prevenire la comparsa, la diffusione e la progressione delle malattie. Esistono tre tipi di prevenzione. La primaria riguarda essenzialmente l’adozione di uno stile di vita corretto (una sana alimentazione, non fumare, esercizio fisico ecc.) Poi c’è la prevenzione secondaria, ovvero la partecipazione agli screening, e infine la prevenzione terziaria, che entra in gioco dopo una diagnosi, per evitare una cronicizzazione o recidiva della malattia. In ognuno di questi stadi gli integratori potrebbero avere un effetto positivo, neutro o potenzialmente dannoso.
Può fare qualche esempio?
Dr. Giuseppe Cristina: Prendiamo la vitamina D, fondamentale per la salute delle donne in post-menopausa per la prevenzione dell'osteoporosi. Se però non c'è carenza un eccesso di vitamina D può provocare anoressia, ipertensione arteriosa o insufficienza renale. Un altro esempio indicativo riguarda gli uomini: l’integrazione di vitamina E, se non c’è una carenza accertata, assunta a dosaggi inadeguati, può aumentare il rischio di sviluppare un tumore alla prostata. Anche gli alimenti potrebbero, a seconda del nostro stato di salute, avere degli effetti inattesi.
L'American Cancer Society afferma che il consumo regolare di prodotti di soia può aiutare a proteggere le donne sane dal tumore al seno. Dopo una diagnosi può invece interferire con l'efficacia del tamoxifene, aumentando il rischio di recidive. Così il consumo del pompelmo, considerato molto salutare in condizioni di benessere, può essere potenzialmente pericoloso durante la malattia, interferendo con alcuni farmaci (anche antitumorali), alterando in maniera significativa la loro attività.
L'American Cancer Society afferma che il consumo regolare di prodotti di soia può aiutare a proteggere le donne sane dal tumore al seno. Dopo una diagnosi può invece interferire con l'efficacia del tamoxifene, aumentando il rischio di recidive. Così il consumo del pompelmo, considerato molto salutare in condizioni di benessere, può essere potenzialmente pericoloso durante la malattia, interferendo con alcuni farmaci (anche antitumorali), alterando in maniera significativa la loro attività.
Quindi bisognerebbe sempre parlare con un medico prima di assumere qualsiasi integratore, e non solo integratore…
Dr. Giuseppe Cristina: Consultare il proprio medico di fiducia o uno specialista è una buona norma anche prima dell’assunzione di sostanze apparentemente “innocue”, vegetali o naturali. Non si dovrebbe assumere integratori senza aver verificato una reale carenza e necessità. Questo è particolarmente vero per le persone in terapia oncologica e nell’immediato post-terapia. Riassumendo: è importante evitare il “fai da te”. L’utilizzo degli integratori è indicato dietro prescrizione di uno specialista a chi ha dei bassi valori di una vitamina o sale minerale. Per il resto, è sufficiente seguire una dieta varia ed equilibrata, con la scelta consapevole della qualità e quantità di ciò che mangiamo. La prevenzione dei tumori passa anche da salutari abitudini alimentari. Fondamentale è ricordare sempre una cosa: naturale o vitaminico non significa necessariamente sano e/o sicuro per tutti!
Lei ha iniziato la carriera come endocrinologo e oncologo. Come mai è arrivato alla Medicina Complementare, che non sempre è vista di buon occhio dai medici di altre discipline?
Dr. Giuseppe Cristina: Penso che la gestione della malattia neoplastica come e più di altre malattie richieda un'assistenza completa della persona considerata nella sua interezza. La radio, chemio, immunoterapia insieme ai più recenti trattamenti con anticorpi geneticamente determinati, sono necessari e fondamentali per ottenere il miglior risultato clinico possibile. La sopravvivenza e in alcuni casi la guarigione sono notevolmente migliorati rispetto a vent’anni fa. La qualità della vita è un fattore determinante per il processo di guarigione per terapie che si protraggono nel tempo. Un paziente con una migliore qualità di vita è in grado di portare a termine tutte le sue terapie senza interruzioni, si sente meglio ed è psicologicamente più stabile. Questo risultato si può raggiungere utilizzando insieme, terapie innovative, terapie complementari di supporto e una efficace comunicazione medico-paziente. Un paziente informato, parte attiva nella gestione della propria malattia (e quando non è possibile i suoi familiari), costituisce un grande vantaggio terapeutico.
È la sua esperienza da oncologo che l’ha portata a Merano?
Dr. Giuseppe Cristina: Direi di sì. La Medicina Complementare è una risorsa ulteriore per affrontare la malattia. Il Servizio ospedaliero di Medicina Complementare a Merano è un esempio unico in Italia, con l’eccezione della Toscana e un servizio a Roma dedicato però solo alle pazienti con tumore mammario. L’Oncologia e la Medicina Complementare possono rappresentare un'efficace combinazione di cura. La conoscenza della malattia e delle sue terapie aiuta a comprendere meglio di cosa il paziente ha bisogno per sviluppare un atteggiamento terapeutico proattivo. Inoltre, il crescente numero di pubblicazioni nell’ambito dell’Oncologia integrata (alle quali anche il nostro reparto contribuisce) ci consente di applicare solo terapie sperimentate, validate, basate sull’evidenza e adattate alle necessità cliniche del paziente.