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Questo non è il Josef che conosco...

Josef Mayr: gradualmente tutto cambiò e divenne grigio nel grigio – diagnosi di meningioma
FOTO: Othmar Seehauser
Ventotto anni, una vita attiva e appagante, sia dal punto di vista professionale che privato. Poi, ad un certo punto, si rompe qualcosa. Spesso malato, apatico, le gioie della vita che sbadiscono, grandi dubbi, il lavoro per lo più solo un peso. Per Josef Mayr un 2022/2023 difficile. Poi, il 10 novembre...
Josef Mayr non si era mai ammalato, ma dalla metà del 2022 passa da un’infezione all’altra. Sinusite. Raffreddori. Febbre. Antibiotici. Quando la sorella Katharina riduce il lavoro per dedicarsi ai preparativi per il suo matrimonio, questo ulteriore fardello si traduce in un carico enorme di stress. Il ventottenne allegro e positivo si eclissa, perde gradualmente il piacere di vivere, lavorare nell'azienda vinicola di famiglia, maso Unterganzner, diventa ogni giorno più faticoso. Si allontana via via dagli amici e persino la musica, che ha avuto un ruolo importante nella sua vita fin dall'infanzia, non lo riempie più come prima. In definitiva: diventa un estraneo a se stesso.
Dopo un forte raffreddore nel marzo del 2023, il suo olfatto, da un giorno all’altro, scompare. Una catastrofe per un mastro cantiniere e produttore di vino! Diverse visite mediche non danno alcun risultato e quando l'otorino gli consigla di cambiare lavoro a causa della persistente perdita dell'olfatto, Josef Mayr sprofonda definitivamente nella depressione. Dubbi su tutto. Ricorda che tutto lo opprimeva. Tanto che quasi annulla il suo matrimonio, previsto nel luglio del 2023. A tenerlo in piedi, invece, sono proprio l’amore e l’incoraggiamento della futura moglie Franka, sempre al suo fianco anche o proprio perché si dice “Questo non è il Josef che conosco.” Ciò che lui interpreta come paura del grande giorno, tuttavia, continua anche dopo la celebrazione del matrimonio. Non riesce più a ritrovare se stesso, a risalire la china. Nonostante tutti i tentativi, non arriva a trovare una via di fuga dal buco nero che sembra inghiottirlo. Sprofonda sempre di più, non si sente più all'altezza degli impegni della sua vita di ogni giorno, e questo nonostante la solidarietà e l’aiuto di tutta la famiglia. Vivere diventa una fatica di Sisifo. L'ultimo giorno della vendemmia, l'8 novembre 2023, è completamente esausto. Il 10 novembre, un venerdì, guardando lo spartito durante le prove della banda, improvvisamente vede doppio. La mattina dopo si presenta al Pronto Soccorso del San Maurizio. E questo è il punto di svolta.
Tutto accade molto rapidamente. Un vortice di eventi. Gli esami iniziali rivelano una pressione eccessiva nel liquido cerebrospinale. Una risonanza computerizzata ne rivela la causa. Il 28enne ha un meningioma, un tumore delle meningi delle dimensioni di una mela. È il tumore che ha causato la perdita dell'olfatto facendo pressione sul prosencefalo, ed è sempre il tumore che ha causato i cambiamenti di umore e che ha portato a un indebolimento del sistema immunitario. Bisogna intervenire chirurgicamente. Subito. L'operazione al cervello è una questione estremamente delicata. Josef Mayr si consulta con la moglie e la famiglia e decide di affidarsi ai medici di Bolzano. Torna in ospedale il sabato sera e viene ricoverato nel reparto di Neurologia. Dice di sì a tutto. Una risonanza magnetica mostra l'esatta posizione del tumore.
Il giovedì successivo, 16 novembre Josef Mayr viene operato dai neurochirurghi Andreas Schwarz e Massimo Tripodi. Riescono a rimuovere la massa di 8,8 x 7,2 cm con un'operazione di otto ore senza lasciare residui e senza danneggiare il cervello. Si tratta di un meningioma atipico: i meningiomi di grado II dell'OMS hanno un potenziale di crescita maggiore e tendono a infiltrarsi nel tessuto circostante. Possono ricrescere, ma a differenza di un tumore maligno, il meningioma non può causare metastasi. Josef Mayr è fortunato. Sebbene il tumore sia già molto grande, non si è ancora infiltrato nel tessuto cerebrale circostante.
“Il primo giorno dopo l'operazione, il mondo mi è apparso improvvisamente a colori, come se tutto ciò che era buio fosse stato rimosso insieme alla pressione nella mia testa”, ricorda Josef. Dopo una settimana è già a casa e dopo altre otto settimane può riprendere lentamente il suo lavoro in cantina, recuperando gradualmente le forze e la gioia di vivere e di fare.
Nel 2025 prenderà il posto di suo padre Josephus alla guida del maso Unterganzner (undicesima generazione), ma già da sei anni è mastro cantiniere e quindi responsabile dell'intera produzione di vino.
Oggi, a distanza di un anno, Josef è tornato ad essere quello di un tempo e anche il suo olfatto si sta rimettendo in carreggiata. Non è ancora perfetto, ma Josef è fiducioso. Oggi può parlare apertamente di questo periodo buio. Ha appena fatto i suoi controlli. È tutto a posto! Due volte all'anno per quattro anni, poi una volta all'anno e infine, dopo dieci anni, niente più controlli. Josef non dimenticherà mai questo episodio. Gli ha mostrato quanto sia preziosa la vita, quanto possa contare sulle persone che gli sono vicine. E: quanto facilmente tutto possa sfuggire di mano. “Il mio atteggiamento nei confronti della vita è cambiato”, sottolinea. “Mi prendo un po' più cura di me stesso”. È anche tornato alla musica. Da marzo ha ripreso a suonare la tromba, nella banda di Dodiciville, nel coro francescano e nella big band. E quando guarda la bella pancia rotonda della moglie Franka, è tutto gratitudine e felicità. A gennaio saranno in tre…

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Semplicemente bella!

La gita annuale dell’Assistenza Tumori Alto Adige al santuario di Pietralba ed a Aldino il 14 settembre
Una gita provinciale tranquilla, perfetta nella sua semplicità, ha accolto quest’anno i membri dell’Assistenza Tumori Alto Adige. Meta il Santuario di Pietralba. Nella splendida chiesa, che il 17 luglio 1988 ospitò Papa Giovanni Paolo II, ad attendere i 225 soci provenienti da tutti circondari della provincia, non ci poteva essere miglior santo protettore: San Peregrino Laziosi, patrono dei malati di cancro. Ad organizzare tutto alla perfezione, con il massimo impegno, il circondario Bassa Atesina-Oltradige.
A celebrare la solenne funzione bilingue Don Lino, dell'Ordine dei Serviti. Ad accompagnare in musica la Messa. il Coro femminile di Montagna. Secondo la presidente Margereth Aberham, la difficoltà maggiore è stata quella di trovare un luogo adatto a ospitare così tante persone. Fortuna ha voluto che da giugno l’ex-fienile del Wieserhof di Aldino fosse già disponibile nel nuovo “format”, ovvero riconvertito in grande sala per matrimoni e cerimonie. Tutti i soci dell’Assistenza Tumori hanno trovato spazio nell'accogliente sala arredata in legno e pietra, con le candele che diffondevano una calda luce lungo le pareti. Posti a sedere per tutti ma nessuna disposizione fissa in modo da incoraggiare la comunicazione tra i soci dei diversi circondari. Come sempre, per l’Assistenza Tumori è stata un'occasione per celebrare l'amicizia e sentirsi come una grande famiglia. Tutti hanno colto al volo l’occasione per socializzare con i soci degli altri circondari, per sedersi un po’ qui e un po’ là passando da un tavolo all’altro, per condividere ricordi o anche solo per conoscersi e fare due chiacchiere.
Il menù a base di crema di zucca, arrosto misto con verdure e un quadruplo dessert a sorpresa ha soddisfatto anche i palati più esigenti. Il tutto seguito dai famosi “Kirchtagskrapfen” di Aldino e caffè. Per i più dinamici c’è stata anche la possibilità di sgranchirsi le gambe all'aperto, nel cortile. Noah Degasperi, il nipote diciannovenne di Margereth Aberham, ha accompagnato il pranzo con la sua fisarmonica. Alla fine della giornata, prima che i pullman ripartissero per il viaggio di ritorno, tutti d’accordo: giornata bellissima e, come sempre, troppo breve. Ci vediamo l'anno prossimo.