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Come dei camaleonti

Serie di conferenze in Val Venosta: Cos’è la chemioterapia?

Non tutte le sostanze usate per combattere il cancro rientrano nella categoria delle chemioterapie e inoltre c’è chemioterapia e chemioterapia. La dott.essa Susanne Pragal nel mese di ottobre ha tenuto una serie di conferenze in diverse località della Val Venosta su invito dell’Assistenza Tumori, il tema: Chemioterapia – che cos’è - Possibilità e limiti della medicina oncologica.
Chance: Nelle sue conferenze si è concentrata su un aspetto specifico dell’oncologia?
Dott.essa Susanne Pragal: Delle tre colonne dell’oncologia - prevenzione, diagnosi e terapia – mi sono concentrata sull’aspetto medico-oncologico.
Chance: Vuol dire sul tema della chemio-terapia?
Dott.essa Susanne Pragal: Non solo. Esiste la chemioterapia classica con citostatica, chiamiamoli veleni cellulari. Poi abbiamo la cura anti-ormonale nei tumori ormonodipendenti come il tumore alla mammella e il tumore alla prostata e poi c’è la nuova generazione di terapeutica che non agisce più a livello cellulare ma a livello molecolare.
Chance: Cosa bisogna prendere in considerazione prima di optare per un determinato tipo di chemioterapia?
Dott.essa Susanne Pragal: Come medico, o meglio come team medico devo aver ben chiaro qual'è il mio obiettivo. Può guarire il paziente? Se sì devo focalizzarmi sulla guarigione e non sugli effetti collaterali della cura, devo concentrarmi su come combattere il tumore e non su come si sente il paziente durante la terapia. Anche se sta male, se dopo guarisce, ovviamente ne vale la pena. In un paziente non curabile è diverso. Se il tumore è già troppo grande, se ci sono metastasi, ho come primo obiettivo la migliore qualità di vita del paziente durante il tempo che gli rimane, siano sei mesi o tre anni. Quindi devo vedere di ridurre la massa tumorale e devo fare sì che non soffra di dolori e di effetti collaterali della terapia! E’ anche nostro compito parlare in modo del tutto aperto con il paziente e con i suoi familiari.
Chance: Non tutti i pazienti soffrono di effetti collaterali o non in egual modo. Da che cosa dipende?
Dott.essa Susanne Pragal: Non lo sappiamo. Infatti la reazione alla chemio­terapia è molto individuale. Ci sono pazienti che soffrono tantissimo, che sono molto deboli, ci sono altri che sentono una certa fatica ma niente di più, mentre alcuni continuano addirittura a lavorare. Ogni organismo reagisce a modo suo.
Chance: Come agisce effettivamente la chemioterapia?
Dott.essa Susanne Pragal: Inanzittutto ci tengo a sottolineare che le chemioterapie non sono solo fatte di sostanze artificiali velenose e dannose. La maggior parte dei citostatici è fatta di piante, funghi e batteri, cioè di sostanze naturali. Queste sostanze influenzano la velocità di riproduzione di cellule con un ritmo di scissione molto elevato, tipico delle cellule tumorali. Ma non solo. Anche altre cellule hanno questa caratteristica, come quelle del tratto intestinale, dei capelli o del midollo. Ecco perché il paziente perde i capelli o soffre di nausea. Contro la nausea ci sono oggi dei medicamenti molto efficaci che vengono somministrati al paziente prima della chemioterapia. E’ importante tenere in considerazione che la chemioterapia viene somministrata a distanza di due o tre settimane e non quotidianamente.
Chance: Intende dire che l’organismo può riprendersi tra una somministrazione e l’altra?
Dott.essa Susanne Pragal: Esatto. Il corpo ha tempo per recuperare tra un’infusione e l’altra. Dopo tre cicli si controlla lo status del tumore per verificare se la terapia sta funzionando o meno, per decidere se continuare così o se cambiare qualcosa nella prescrizione.
Chance: E poi ci sono altre sostanze accanto ai citostatici.
Dott.essa Susanne Pragal: Pazienti con tumori alla mammella o alla prostata che possono essere causati dagli ormoni vengono curati con terapia anti-ormonale. Anche queste sostanze possono avere degli effetti collaterali. Nelle donne una menopausa anticipata, negli uomini impotenza o incontinenza, in tutti i due osteoporosi.
Chance: La nuova generazione di terapia antitumorale non agisce più a livello cellulare ma a livello molecolare.
Dott.essa Susanne Pragal: La terapia anticorporale. Questa terapia funziona secondo il principio chiave – serratura. In altri termini si tratta di sostanze che reagiscano con determinati recettori all’interno delle cellule tumorali. In questo caso ci vuole un accurato esame patologico per definire la terapia, per verificare se queste cellule tumorali reagiscono oppure no. Non tutte le cellule cancerogene contengono questi marcatori o marker tumorali.
Chance: Ma nel caso che ci siano, la terapia anticorporale può bloccare la crescita di queste cellule specifiche senza danneggiare le cellule sane? Significa che il paziente non deve più avere paura degli effetti collaterali e che no sta più male durante la terapia?
Dott.essa Susanne Pragal: Non è proprio così. E’ giusto dire che queste sostanze agiscono solo con una determinata tipologia di cellule. Il paziente per esempio non perde i capelli. Ma anche queste sostanze hanno degli effetti collaterali. Diversi, ma anche pesanti per il paziente. Possono causare un acne forte sul viso o sul decolleté o possono portare ad un forte aumento della pressione.
Chance: E‘ vero che questa terapia anticorporale porta ad assuefazione, cioè dopo un po‘ le cellule tumorali diventano resistenti?
Dott.essa Susanne Pragal: Ma questo non è soltanto un problema della terapia anti-corporale. Lo stesso problema si presenta nella terapia con citostatici. Le cellule tumorali sono come dei camaleonti, si adattano facilmente e prima o poi diventano immuni. Proprio per contrastare questo problema nella maggior parte dei casi si somministra una combinazione tra chemioterapia e terapia molecolare. E’ come aprire un ulteriore cassetto nella lotta al cancro.

Susanne Pragal lavora dal 1995 all’ospedale di Silandro e si occupa di medicina oncologica e palliative-care. Specializzata in medicina interna ha studiato all’università di Amburgo; prima di venire in Italia ha lavorato in Svizzera.

A Silandro ha organizzato il day hospital oncologico e ha istituito la terapia palliativa.

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Erba del diavolo

Le piante officinali in Alto Adige – Conferenza con Arnold Achmüller

Nel Medioevo era un motivo per condannare le donne al rogo come streghe. Certo è che i poteri curativi delle piante e delle erbe che crescono sui prati, nei boschi e in montagna sono noti fin dall’antichità.
Anche Ötzi, l’uomo del Similaun, portava con sé una piccola farmacia da viaggio fatta di erbe medicinali essiccate e fresche e di funghi, utili per ogni evenienza. I segreti del loro uso terapeutico sono stati tramandati di generazione in generazione fino ai tempi nostri. Anche la maggior parte dei farmaci della medicina convenzionale contengono o sono fatti sulla base di erbe officinali. Le migliori erbe crescono sui prati alpini, con preferenza per i versanti più meridionali della catena. L’Alto Adige quindi è un terreno perfetto per raccogliere erbe!
Arnold Achmüller è nato a Brunico e cresciuto a Tesido. Fin da ragazzo è stato affascinato dal mondo delle piante officinali e questa passione ha determinato anche la sua scelta di studiare farmacia a Innsbruck e a Vienna. Non solo: anche la sua tesi di laurea è stata su questo tema. Dal 2007 Achmüller lavora come farmacista a Vienna ed è referente per erbe e piante selvatiche all’Istituto Agrario di Teodone.
Due anni fa ha deciso di prendere spunto dalla sua tesi per scrivere un libro sull’uso delle piante officinali in Alto Adige. Il libro, finora uscito solo in lingua tedesca s’intitola, "Teufelskraut, Bauchwehblüml, Wurmtod - Das Kräuterwissen Südtirols“. E’ una rappresentazione dettagliata della medicina popolare con la descrizione di più di novanta piante tipiche accompagnate da aneddoti, indicazioni mitologiche e consigli su come usare queste piante. Un libro da consultare che combina sapienza popolare e nozioni scientifiche, ricerche e ricette tradizionali per la preparazione di rimedi casalinghi. All’inizio di ottobre, la sezione Alta Pusteria dell’Assistenza Tumori ha invitato Arnold Achmüller a presentare il suo libro a Dobbiaco.
La maggior parte della popolazione altoatesina vive in un contesto rurale dove la tradizione della medicina popolare è ancora molto viva. I nostri antenati non sapevano solo quale erba usare per rimediare a certi acciacchi, ma conoscevano anche i luoghi più nascosti dove raccogliere le erbe che servivano. Il tè contro la tosse della nonna o l’impacco alle erbe contro il mal di schiena della zia, sono ancora un ricordo vivo per tanti altoatesini. Le erbe officinali sono perfette per combattere i malanni di stagione quali raffreddore, mal di gola o tosse. La lista delle erbe toccasana è lunga. Tanti sono nomi conosciuti altri meno. Salvia, mirtilli rossi, anice, sambuco, camomilla, lingua di cane, l’edera terrestre o la lysimachia o addirittura il trifoglio. Le erbe officinali possono anche rimediare gli effetti collaterali della terapia antitumorale. La potentilla, la salvia o l'achillea per esempio aiutano chi soffre di afte. Genziana e trifoglio d’acqua sono un rimedio contro l’inappetenza; camomilla, melissa e olivello spinoso danno energia, la baldriana e il cardo santo sono degli antidepressivi, la stella alpina dà sollievo contro il mal di pancia, l’arnica e l’erba di San Giovanni fanno passare i dolori di tipo reumatico. I vichinghi non partivano mai senza una scorta di rodiola rosa secca, erba che viene usata ancora oggi contro i sintomi della sindrome burn-out.
Il libro è uscito per la Raetia, Arnold Achmüller, „Teufelskraut, Bauchwehblüml, Wurmtod – Das Kräuterwissen Südtirols“, 2013.